23 dicembre 2016

Il mio presepe

Quando ero piccino, credo un pò come tutti i bambini, arrivava questo periodo ed io mi sentivo come se stessi vivendo in una favola.
Il mio presepe veniva a crearsi qualche settimana prima del Natale.
Prendeva il posto di alcuni libri posti su una mensola affissa al muro della stanza dove io dormivo.
Lo potevo osservare quando andavo a letto e mi immedesimavo in esso.
La capanna costruita con una corteccia d'albero, l'erba rigorosamente finta la quale impediva alle pecorelle di stare in equilibrio tant'è che ogni giorno dovevano essere risollevate.
Le montagne dietro la capanna, modellate con la carta pesta e sulle quali, casette in legno con dentro luci intermittenti, brillavano rilasciando luce dalle piccole finestre.
Io stavo lì, al calduccio sotto le coperte, appoggiato di lato sul mio cuscino e guardavo quel piccolo mondo nato sulla mensola.
Immaginavo di essere uno di quei pastorelli che scendevano dalle montagne di carta pesta portando con se l'agnellino a spalle.
Immaginavo e mi chiedevo come fosse il presepe in altri luoghi del mondo. 
Se il bambino posto nella culla fosse ovunque come il mio, ovvero biondo e di carnagione chiara, quasi lattiginosa, come la mia.
Tutto questo, capitava circa quarantacinque anni fà......
Detto così sembra sia passata una vita.
Invece, per fortuna, è ancora tutto così !
Non ho più la mensola, non ho più la mia cameretta, sopratutto non ho più cinque anni.....ma quel mondo da sogno, continuo a vederlo e a volte, viverlo.
Le mie domande su come sia fatto quel bimbo altrove, sono ancora lì nella mia mente come tarli nel legno.
Ma forse, fra pochi giorni, darò risposte alle mie domande.
Stiamo per partire !
Non è stato facile, per chi come noi è abituato a partire in moto avendo a disposizione poco spazio disponibile, riempire le due enormi valigie che da settimane viaggiano in casa da un punto all'altro delle stanze.
Avevamo programmato un intero weekend per la preparazione dei bagagli pensando di impiegare molto tempo.
In realtà alle ore 10 del sabato mattina avevamo già finito.
E come se non bastasse....le valigie sono praticamente vuote.
Poco male mi dice Gisella, avremo più spazio per deporre le cose che troveremo in Africa.
C'è un lungo elenco di desideri e desiderati che Gisella avrebbe piacere di portarsi a casa da questo viaggio.
A partire da un cucciolo di Leopardo, ma va bene anche un cucciolo di Leone, al più un cucciolo di Iena Ridens.....
Per passare poi da cose forse meno critiche, come rami arsi dal sole Africano, sabbie raccolte in luoghi lontani, pietre che raccontano la storia di un paradiso ma che in realtà sono residui d'inferno e tutto ciò che in qualche misura possa farci sentire l'emozione di un viaggio quando, in futuro, le affereremo e
le porteremo vicino al cuore.
Non è stato neppure facile decidere cosa portarsi in termini di abbigliamento.
Fuori dalla finestra di casa osservavo la mia auto parcheggiata poco lontano. Il tetto di color nero era in realtà biaco a causa di uno strato di ghiaccio che per tutto il giorno non ha dato segni di cedimento.
La mente avrebbe voluto spingere le braccia ad afferrare maglie pesanti, giacche e pantaloni coprenti.
Ma dove andremo le temperature sono di 40° C e occorre spingere la mente laggiù, sforzandosi di immaginare, sforzandosi di sudare e boccheggiare.
Così, con una maglietta a maniche corte ed una giacchetta primaverile, lunedì 26 alle ore 4 del mattino usciremo di casa.
E sempre così, grazie alla fisica ed alla spinta che l'aria genera dal basso verso l'alto, partiremo.
Tradotto, decolleremo con l'aereo.
Se la fisica non deciderà di cambiare e sperando che tutti i fisici del mondo non abbiamo sparato cazzate sino ad ora, il mattino successivo attereremo a Johannesburg.
Ci sposteremo in taxi sino a dove, finalmente incontreremo Jumba la nostra compagna di viaggio, ed in quel momento, solo allora il viaggio avrà inizio.
Tutto il resto, ogni istante, sarà da scoprire e da vivere.
Tutto il resto, non sappiamo come sarà e neppure vogliamo saperlo ora, al limite come per il presepe possiamo immaginarlo.
Lanciamo nello spazio un pensiero a tutti, donne e uomini della terra.
E' un pensiero semplice, quasi scontato, ma credetemi....tutto ciò che all'apparenza pare scontato, in realtà è ciò di cui avremmo davvero bisogno.
Un pensiero di tolleranza e apertura ma sopratutto di pace.
Ne sono piene le bocche di tutti, ne sono pieni gli smartphones di messaggini di pace, ne sono pieni i pacchi sotto l'albero ma poi....alla fine...chi davvero ci crede ?
Proviamoci, una volta per tutte, proviamo a non dirlo ma a farlo.
Spingiamoci oltre il nostro io, guardiamo attraverso le sbarre della prigione che, involontariamente ci creiamo per sfuggire alle paure di un mondo esterno.
Non lasciamo che gli altri siano solo gli altri.
Proviamo a farvi parte, di essere anche noi parte degli altri.
Scordiamoci lo specchio a casa, così da non vedere chi davvero siamo. Uilizziamo gli altri come specchio, osserviamo loro, questi sconosciuti, questi diversi.
Scrutiamoli, analizziamone non solo le loro gesta, cerchiamo di comprendere le loro sofferenze, i loro desideri.
Fermiamoci un attimo, cancelliamo la parola "io" dal vocabolario e sostituiamola con la parola "noi".
Apriamo gli occhi e scopriremo che quel presepe sarà sceso dalla mensola diventando il nostro mondo.
Auguri a tutti.
Gisella e Gianni

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